I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) devono riconoscere la telemedicina

Milano

|2021-10-27

Telemedicina: in Italia siamo ancora solo agli inizi. Al Congresso della Società Italiana di Telemedicina (SIT), round table promossa da Siemens Healthineers per fare il punto con gli attori del sistema.

Saranno fondamentali i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per garantire livelli essenziali di accesso in tutte le Regioni e per tutte le patologie.

Durante la pandemia si è assistito a una forte accelerazione nell’uso e nella conoscenza della telemedicina da parte di cittadini, medici, strutture sanitarie e decisori. Nonostante i molti passi avanti fatti, quello della telemedicina è ancora un universo agli esordi, frammentato, fatto di esperienze parcellizzate, che riflette le disparità di accesso alla cure tipiche del regionalismo sanitario italiano. Questo, in sintesi, il quadro tracciato nel corso della tavola rotonda “I punti di vista di Ricerca, Istituzioni, Management Sanitario e Componenti Sociali per un approccio efficace all'implementazione della Telemedicina”, promossa da Siemens Healthineers in occasione del Congresso 2021 della Società Italiana di Telemedicina (SIT), che si è svolto in modalità webinar il 22 e 23 ottobre scorsi.

“Purtroppo solo con la pandemia esplosa nel 2020 in Italia siamo passati da una visione banale della telemedicina, che la relegava a un utilizzo meramente amministrativo, alla comprensione del suo ruolo potenziale di arma utile a migliorare efficacia e sostenibilità del sistema sanitario”, ha evidenziato Antonio Vittorino Gaddi, Presidente SIT. “Ora che abbiamo compreso il potenziale di questo strumento, occorre saperlo governare”.

“Il livello di implementazione della telemedicina nel nostro Paese è ancora molto acerbo e, di conseguenza, occorre andare spediti verso la costruzione di un sistema italiano di telemedicina, robusto, efficace, che garantisca equità di accesso”, ha illustrato Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità. “Inoltre, non dobbiamo dimenticare che siamo solo all’inizio di una nuova era della medicina, in cui cambierà profondamente il modo di gestire i dati delle persone, ancor prima che si ammalino. Dati che non sono solo clinici e che provengono da fonti diverse. Avremo sempre più a disposizione enormi quantità di dati per ogni singola persona. E prenderà piede anche un nuovo modo di concepire lo studio del corpo umano. Le innovazioni di telemedicina devono essere valutate con la sperimentazione clinica secondo il modello dell’Evidence Based Medicine, che però presenta dei limiti se applicato alle soluzioni digitali. Tale modello dovrà, quindi, essere superato verso un metodo di ricerca delle evidenze più evoluto”.

“Durante la pandemia, la telemedicina da un lato ha aumentato il livello di equità del sistema sanitario, permettendo ad aree disagiate del Paese un accesso più agevole alle cure”, ha affermato Tonino Aceti, Presidente di Salutequità. “Tuttavia, ha anche rispecchiato le disparità che esistono fra i territori. Alcune Regioni potevano contare decine di esperienze di telemedicina, altre poco più di una. Alla fine del 2020 sono state pubblicate le ‘Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina’. Ma si registrano profonde differenze tra le Regioni nell’adempimento di tali indicazioni. Il PNRR ha stanziato 1 miliardo di euro per la telemedicina. Serviranno interventi innovativi di governance. Pur essendo regolate e tariffate al pari delle omologhe prestazioni tradizionali, le prestazioni di telemedicina hanno bisogno di essere riconosciute nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) affinché siano garantite in modo equo su tutto il territorio nazionale”.

“Negli ultimi due anni vi è stata senz’altro una crescita dell’impiego della telemedicina, ma solo relativamente a strumenti di base, come la ricetta dematerializzata, o con modalità ‘rudimentali’, come l’utilizzo della casella di posta elettronica personale dei medici di famiglia”, ha sottolineato Anna Lisa Mandorino, Segreteria Generale di Cittadinanzattiva. “Per elevare la telemedicina a un livello superiore occorre affrontare il tema di una nuova prossimità che deve includere necessariamente sia la prossimità territoriale dei servizi sia le possibilità offerte dalla telemedicina. Nonostante il divario digitale, infatti, alcune pratiche innovative sono state finalmente introdotte nel periodo pandemico e una nuova visione del SSN non può non valorizzare l'aspetto complementare della territorialità e della digitalizzazione dei servizi, della personalizzazione e dell'innovazione”.

Tommaso Trenti, Presidente della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica - Medicina di Laboratorio (SIBioC), ha sottolineato un punto cruciale: “Noi abbiamo enormi quantità di dati ma non sappiamo a chi comunicarli. Non ci relazioniamo né con il medico di medicina generale né con lo specialista e quindi referti anche complessi vengono consegnati direttamente al paziente”.

“Il ‘teleconsulto’ che permette di trasferire immagini e dati tra i medici – aggiunge Vittorio Sargentini, Vicepresidente della Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio (SIPMeL) – può risolvere in parte questo problema e ovviare al gap di conoscenza che esiste tra gli operatori. Saranno utili pochi centri iper-specializzati perché non tutti i laboratori possono eseguire esami complessi come quelli richiesti ad esempio per la diagnosi delle malattie rare”.

“Siamo lieti di essere riusciti a mettere intorno allo stesso tavolo ‘virtuale’ esponenti del mondo della ricerca, delle Istituzioni, del management sanitario e delle componenti sociali per discutere dell’evoluzione della telemedicina nel nostro Paese. In questo modo rispondiamo ancora una volta a quella che è la nostra mission aziendale: mettere, sempre in modo etico, la nostra tecnologia al servizio del sistema sanitario. Siamo attenti all’evoluzione della medicina di precisione e alla trasformazione delle modalità di erogazione delle cure, il tutto mantenendo centrale l’esperienza del paziente. La nostra azienda si colloca in una posizione privilegiata sul mercato perché, disponendo sia della diagnostica in vivo, in vitro, dei servizi digitali può dare un supporto davvero completo agli stakeholder di sistema”, ha dichiarato Mario Da Ronco, Country Head of Sales, Siemens Healthineers. 

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Siemens Healthineers AG (quotata alla Borsa di Francoforte, Germania: SHL) sta plasmando il futuro della sanità. Azienda leader nell’ambito della tecnologia medica con sede a Erlangen (Germania), Siemens Healthineers, attraverso le sue aziende locali consente ai professionisti della sanità di tutto il mondo di generare maggiore valore, sostenendoli nel proprio percorso verso la medicina di precisione, la trasformazione dell’assistenza sanitaria, il miglioramento dell’esperienza del paziente e la digitalizzazione della sanità. Siemens Healthineers sviluppa continuamente il proprio portfolio di prodotti e servizi, con applicazioni supportate dall’Intelligenza Artificiale e le offerte digitali che giocano un ruolo sempre più importante nella prossima generazione di tecnologia medica. Queste nuove applicazioni potenzieranno le fondamenta dell’azienda: la diagnostica per immagini, la diagnostica in vitro e le terapie guidate dell’imaging. Siemens Healthineers offre inoltre prodotti e soluzioni che migliorano la capacità dei professionisti della sanità di offrire cure efficienti e di alta qualità ai pazienti. Nell’esercizio fiscale 2020, conclusosi il 30 settembre 2020, Siemens Healthineers, che conta approssimativamente 54,000 dipendenti, ha generato un fatturato pari a 14,5 miliardi di Euro e un utile rettificato di 2,2 miliardi. Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo www.siemens-healthineers.com